Litigi in corso: frequenti e inconsapevoli motivi di rabbia nella relazione di coppia e non solo

Litigi in corso: frequenti e inconsapevoli motivi di rabbia nella relazione di coppia e non solo

Si pensa sempre di sapere quali sono i motivi delle accese discusssioni che si svolgono con il proprio partner: manca di iniziative, non fa niente in casa, pensa soltanto a divertirsi, non segue i figli quanto dovrebbe, è disordinato, non fa bene da mangiare, vuole fare shopping troppo spesso, non pulisce il vetro della doccia, lascia i suoi indumenti in giro per casa, russa, trascorre ore in bagno, dà retta soltanto a sua madre, vuole avere sempre ragione… L’elenco potrebbe proseguire all’infinito. Ma sono davvero quelle che si pensano le cause di tanta rabbia? O possono essere soltanto dei pretesti per esprimere tensioni ben più profonde, ma inconsapevoli e, come tali, estremamente perniciose?

Ecco alcune di quelle possibili e che più frequentemente, osservando attentamente le loro dinamiche, si possono riscontrare nei partner.

 

‘Critico nel partner ciò che rifiuto in me’. Accade a moltissime persone: non sono consapevoli dei propri limiti e finiscono per deprecarli negli altri, primi fra tutti il partner, oggetto privilegiato di disappunto. Finchè si tratta di caratteristiche evidenti, come, per esempio, la puntualità o il disordine, è possibile renderseme conto. Ma quando si tratta di modi di essere più sostanziali, meno riconoscibili e soprattutto meno accettabili, la questione si fa molto più complicata. Capita così che si accusi il partner, per esempio perché è aggressivo o critico nei propri confronti, quando, in realtà, senza rendersene conto, si sta solo difendendo dalla rabbia che si è appena riversata su di lui, anche ‘semplicemente’ non prestando ascolto a quello che dice, oppure incalzandolo o assumendo toni e posture che possono essere percepite come provocatorie. E, ancora, si critica la sua ossessività senza vedere la propria, lo si accusa di essere responsabile della mancanza di progetti quando non se ne propone alcuno.

 

‘Ho paura di troppa vicinanza’. Può essere una dinamica ricorrente: si trascorre un bellissimo week end insieme, di quelli in cui sembra proprio di aver trovato il partner della propria vita: si avvertono calore, complicità, vicinanza, ci si capisce, si fanno entusiasmanti progetti insieme... Ma il giorno dopo non si fa tanta fatica a trovare motivi per irritare l’altro e indurlo a dare il peggio di sé. Così, come dal nulla, esplode un litigio che suscita tanta rabbia e il desiderio di lasciarsi: ci si è autonigannati, si pensa di aver visto nell’altro quello che si voleva vedere e non come è veramente, l’altro ha finto... In realtà molte persone, senza saperlo, sono terrorizzate dalla vicinanza dell’altro, pur desiderandola e facendo il possibile per ottenerla. Così, quando capiscono che l’altro è davvero importante per loro perchè è capace di renderli felici, si spaventano: temono di perderlo, sotto sotto, ritengono di non essere degne delle sue attenzioni, hanno paura di essere abbandonate. In questo modo, lasciano il campo libero alla loro parte più distruttiva per arrivare a misurarsi con la minaccia di continue rotture.

 

‘Il mio partner fa quello che vorrei fare io, ma non ci riesco’. La conseguenza è la rabbia, così si litiga anche quando, in realtà, l’altro non ne può nulla. Detto in questo modo, può sembrare complicato. Ma, nei fatti, lo è meno. Può capitare, per esempio, che in una cena con gli amici entrambi si sia seduti vicini all’amico più noioso di tutta la compagnia. Questo si mette a parlare con lei e lei non riesce a sottrarsi. Il suo compagno si: con la scusa di fumare, trascorre all’esterno del locale buona parte della serata,insieme ad amici più simpatici. Il risultato è che lei si arrabbia con il compagno perché non l’ha considerata per tutta la sera. Certo si è sentita trascurata… ma il vero motivo della sua rabbia sta nel non essere riuscita a dire di no all’amico noioso, è arrabbiata con se stessa e fa pagare la sua insoddisfazione al proprio compagno perché ha fatto ciò che lei non è stata capace di fare. Può verificarsi la stessa dinamica quando si riceve la visita della suocera o di un cognato e non si riesce a sfuggirgli, quando non ci si riesce a svoncolare dai propri doveri, quando, in sintesi, si prova invidia per il comportamento dell’altro.

 

‘Pretendo che il mio partner si comporti come mi comporto io’. Capita soprattutto a chi pensa esistano criteri di comportamento completamente giusti o completamente sbagliati, in riferimento a ‘regole’ di buon senso che si considerano universali e, come tali, obbligatoriamente rispettabili da tutti. Sia ben chiaro che non si parla di questioni legali, bensì di considerazioni personali che possono andare dall’osservanza di principi educativi alle abitudini alimentari, fino a quello che si pensa del Governo o del vicino di casa. Chi applica determinati principi di comportamento li ritiene giusti, tanto da averli scelti…. e da pretendere che tutti li adottino. E’ quindi pronto a litigare per fare in modo che anche l’altro, soprattutto se è il partner, vi si attenga: se non lo fa viene a ‘scadere’, è scorretto, e occorre rimetterlo sulla retta via, proprio perché si pensa di essere i deterntori della ‘verità’. Si finisce, cioè, per avere un atteggiamento molto rigido dovuto all’implicito timore della disconferma delle proprie indissolubili certezze. L’altro, comportandosi diversamente da come ci si comporta e quindi da come si pensa che si dovrebbe comportare, destabilizza.