Se si vivono sempre copioni simili, non si tratta di sfortuna, ma di coazione a ripetere

Se si vivono sempre copioni simili, non si tratta di sfortuna, ma di coazione a ripetere

Può accadere con i partner, con gli amici, sul lavoro… Situazioni molto diverse fra loro accomunate da uno stesso clichè, ‘insospettabile’ almeno in fase iniziale. Gli esempi potrebbero essere infiniti e declinabili sia al maschile sia al femminile: il compagno che si svela sempre alcolista oppure violento o fedifrago; un’amica che è sempre irresistibilmente attratta dall’uomo di cui si è innamorate, è gelosa o invidiosa; la presenza di colleghi o di un capo mobbizzanti o comunque da cui non ci si sente riconosciuti per il proprio valore, in ogni posto di lavoro in cui ci si è ritrovati ad operare.

Sono situazioni comuni. A fianco di chi tenta di darsi una spiegazione con una generalizzazione induttiva - ‘gli uomini sono proprio tutti uguali’ o ‘non ci si può proprio fidare delle amiche’ o, ancora, ‘sul lavoro non c’è proprio spazio per veder riconosciuto il proprio valore’ - c’è chi pensa di doversi rassegnare al proprio ‘karma’, giustificandolo con una congiuntura astrale sfavorevole, già al momento della propria nascita. E c’è chi, invece, in maniera più stimolante, dopo aver constatato la realtà – ‘mi succede sempre questa determinata cosa’ – si chiede: ‘ma perché mi succede sempre questa determinata cosa?’.

La domanda esige una risposta costruttiva. Poterla articolare significa, infatti, offrirsi la chance di invertire la propria rotta nella direzione di un vero cambiamento. Creare i presupposti per determinarlo richiede la costanza per impegnarsi in un faticoso lavoro di esplorazione. Porta a guardarsi dentro e dietro, negli anni della propria infanzia, quelli che, a volte, non si ricordano neppure e che, spesso, sono ritenuti troppo lontani per esercitare la loro influenza sul proprio modo di essere oggi. In realtà, che piaccia o no, gli eventi spesso traumatici che li hanno caratterizzati sono alla base della scelta inconscia del partner e degli amici e sono capaci, persino di condizionare il nostro comportamento e, di conseguenza, quello degli altri sul posto di lavoro.

In tutte queste situazioni, nulla avviene per caso. Il partner, per esempio, attrae perché soddisfa bisogni profondi, compreso quello di rivivere i traumi passati non ancora elaborati nei loro vissuti emotivi. Emergono nella loro pregnanza nella stanza di analisi e vanno analizzati con molta attenzione, caso per caso, senza correre il rischio di generalizzare o di banalizzare. Per esempio, possono portare a rivivere situazioni di abbandono, violenza, svalutazione, esclusione, invidia, gelosia…

Nelle situazioni appena descritte, si fa un utilizzo massiccio, nelle proprie relazioni con partner, amici, capo e colleghi, della coazione a ripetere. E’ un meccanismo di difesa che costringe inconsapevolmente a ritrovarsi nelle stesse situazioni dolorose, traumatiche e frustranti vissute nel proprio passato, senza sapere di esercitare un ruolo attivo nel causare le situazioni che si pensa di subire.

A spingere in questa direzione - a differenza di quanto si può comunemente pensare - non sono né il masochismo né l’autodistruttività, bensì la coartazione a tentare di padroneggiare illusoriamente la situazione. L’intento, in altre parole, è rivivere oggi l’esperienza della perdita, del trauma o della frustrazione subita ieri, con la fantasia non consapevole di riuscire a capovolgere la propria condizione di passività in una attiva. Ma si tratta di un tentativo destinato a fallire.

Il modo per uscire da questa situazione è innanzitutto rendersi conto di quanto si abbia un ruolo attivo nelle situazioni in cui ci si viene a trovare. Poi, collegare le esperienze di oggi ai vissuti e alle emozioni di ieri. E, infine, elaborare i propri traumi, per evitare di continuare ad essere inconsapevolmente costretti a ripeterli.