Separarsi: 8 aspetti su cui riflettere

Separarsi: 8 aspetti su cui riflettere

Rimanere sempre uniti. E’ la speranza di ogni coppia che si sposa. Purtroppo, in molti casi, si rileva essere illusoria. Basti dire che, ancora prima dell’avvento del Covid 19, l’Istat calcolava in 15 anni la durata media delle unioni coniugali. Che piaccia o no, quindi, l’esigenza di separarsi è più frequente di quanto si desideri. Ecco allora alcuni spunti su cui riflettere per affrontare al meglio questo importante cambiamento.

 

Non sottovalutare la portata della separazione. Anche se può accadere che si presenti come una vera e propria liberazione, la separazione segna comunque il fallimento del proprio progetto coniugale e va elaborata. E’ un lutto a tutti gli effetti e, come tale, comporta un doloroso lavoro interno che richiede il tempo necessario per poter recuperare le risorse prima impiegate nella vecchia relazione per poterle investire in una nuova.

 

Riflettere sull’esperienza compiuta. Ci sono persone che attribuiscono la fine del loro rapporto solo ed esclusivamente alle ‘colpe’ del coniuge. In realtà, la relazione di coppia si costruisce e si scioglie in due ed è il frutto della collaborazione di entrambi. Per poterla considerare un’esperienza, quindi, una occasione di apprendimento e soprattutto di acquisizione di maggiori consapevolezze, occorre darsi la chance di comprendere su che cosa era basata, sulle caratteristiche che la distinguevano, sui cambiamenti che ne hanno fatto cadere gli equilibri e sul perché non è stato possibile costituirne dei nuovi.

 

Tenere presente che la relazione soddisfa bisogni inconsapevoli molto profondi. Non si tratta ‘soltanto’ di avere una riconoscibilità sociale, di poter generare, di soddisfare le aspettative con le quali si è stati cresciuti, di sentirsi meno soli… Facilmente, in una coppia, accade che l’altro sia il depositario di parti di sé fondamentali per la propria sopravvivenza psichica. E’ quindi basilare potersele riprendere, per evitare di sentirsi come irrimediabilmente ‘mutilati’ dal punto di vista psicologico.

 

Prendere in considerazione l’esigenza di ridefinire il proprio ruolo nel mondo. Il passaggio dallo stato di coniuge a quello di persona separata o di single di ritorno non è soltanto formale ed elaborarlo fa parte del lavoro del lutto dovuto alla separazione. Comporta diverse esigenze. Alcuni esempi? Riacquisire i compiti e le funzioni prima delegati al partner, ridefinire i propri obiettivi e le proprie priorità di vita, riscoprire gli interessi e le attività abbandonate per lasciare spazio alla vita di coppia, rivedere le proprie abitudini e trovarne altre più confacenti alla nuova realtà di vita… potersi occupare di tutti questi aspetti può consentire di evolvere e di non fossilizzarsi nella sofferenza data dalla propria delusione.

 

Non lasciarsi spaventare dalla propria rabbia ed ascoltare ciò che sottende. Provare rabbia nei confronti dell’altro è un importante indicatore: consente di comprendere che occorre allontanarsi da lui. Se prolungata si può trasformare in un odio capace di spaventare chi lo prova, soprattutto quando è tale da alimentare la fantasia di ammazzare l’altro, per vendicarsi dei torti subiti. Se persiste, può essere una difesa per non entrare in contatto, per esempio, con il proprio dolore per quello che avrebbe potuto essere e non è stato oppure con la paura di stare da soli, con la delusione verso se stessi per aver dato fiducia a una persona che non la meritava, con lo sconforto di aver visto nell’altro delle caratteristiche illusorie, con il timore di tornare a ripetere esperienze analoghe a quella appena passata, con l’amarezza della constatazione che tutti i legami che si instaurano vanno a finire nello stesso modo…

 

Non nascondere ai propri figli quello che si prova, ma non considerarli dei confidenti. I figli, anche se sono molto piccoli, hanno bisogno di sapere che cosa sta accadendo a papà e mamma. Nascondere loro la verità non fa altro che riempirli di angoscia, anche perché si sentono traditi: percepiscono che aria tira in casa e non dire loro nulla significa lasciarli molto soli, anche mettendo in dubbio le loro corrette percezioni. Tuttavia non occorre eccedere nell’altra direzione, cioè quella di considerarli come adulti, lasciando loro intendere che si ha bisogno di essere consolati oppure svalorizzando il proprio partner con loro. Non bisogna mai perdere di vista che hanno tutti i diritti di pensare ciò che credono del proprio padre e della propria madre e di rendersi conto dei limiti di ciascuno a tempo debito, quando sono in grado di vederli realisticamente per quello che sono. Farlo prima può comportare pesanti conseguenze per il loro sviluppo.

 

Continuare ad essere una coppia genitoriale. Papà e mamma si possono anche separare e vivere in due posti diversi, ma è fondamentale che continuino ad esercitare entrambi le proprie funzioni genitoriali. C’è poi bisogno di concordare con il coniuge regole chiare e univoche per mantenere i riferimenti contenitivi ci cui i bambini e gli adolescenti necessitano. Non è possibile, per esempio, che i compiti si facciano solo con la mamma o solo con papà o che, con un genitore si mangi e si vada a letto a una determinata ora e con l’altro quando capita. Poi occorre affrontare insieme le importanti scelte che riguardano i nonni, la scuola, lo sport, gli amici, le vacanze, le cure mediche etc.

 

Non escludere l’opportunità di rivolgersi a uno psicoterapeuta. Fare ricorso a uno psicoterapeuta di coppia può essere utile prima della separazione, quando la coppia entra in crisi, per verificare se esistono le condizioni per poter ricostruire la relazione su basi diverse; in fase di separazione, per non esasperare il conflitto e accelerare i tempi necessari per trovare un accordo ed evitare di andare in tribunale; a separazione avvenuta, per richiedere insieme la consulenza genitoriale utile per continuare o per iniziare ad essere dei genitori responsivi nei confronti dei propri figli. Fare ricorso a uno psicoterapeuta individuale può essere consigliato per acquisire maggiori consapevolezze sui bisogni profondi che la relazione soddisfaceva, per separarsi davvero dall’altro e per non rimanere incagliati nel processo di elaborazione della separazione.