Menopausa: i suoi effetti non sono dovuti soltanto a cause fisiologiche

Menopausa: i suoi effetti non sono dovuti soltanto a cause fisiologiche

La menopausa rappresenta un momento fisiologico della vita della donna. Di solito, si verifica fra i 45 e i 55 anni di età e, insieme alla perdita della fertilità - e, quindi, delle mestruazioni - è causa di numerosi disturbi che non necessariamente coinvolgono tutte le donne e nella stessa misura. Molto noti, sono dovuti prevalentemente alla diminuzione degli estrogeni che comporta, oltre all’aumento del rischio cardiovascolare e di osteoporosi, anche manifestazioni di tipo sia neurovegetativo sia psicoaffettivo. Fra le prime, le più comuni sono le vampate di calore, gli sbalzi di pressione, le vertigini, la secchezza vaginale, il prurito genitale, le palpitazioni, la tachicardia e il rallentamento del metabolismo. Fra le seconde, l’insonnia, l’umore instabile, la difficoltà di concentrazione, l’affaticamento e la stanchezza, l’irritabilità e la diminuzione del desiderio sessuale.

 

I diversi modi per considerare la menopausa

Molte donne temono l’avvento della menopausa come una malattia, altre la considerano come l’inizio del tramonto della propria esistenza ed altre ancora come l’avvio di un periodo di vita che segna la lenta, ma inesorabile decadenza del proprio corpo, con la conseguente riduzione della propria qualità di vita. Altre, infine, riescono a viverla come un periodo di maggiore libertà in cui possono finalmente prendersi cura di sé e dedicarsi alle passioni e agli interessi a cui hanno dovuto rinunciare in passato.

A che cosa sono dovute queste differenze? A numerosi fattori. Le caratteristiche della persona, per esempio. Poi le esperienze che ha vissuto, il modo in cui le ha elaborate, il livello di consapevolezza raggiunto, l’umore con cui vengono valutate, la situazione in cui si trova… Ognuno di noi è unico e porta la sua unicità anche nel modo in cui vive questo inevitabile momento di vita, con tutte le conseguenze psicologiche che può comportare e che condizionano pesantemente anche i sintomi considerati fisiologici della menopausa’.

 

E i fattori che la condizionano

A loro volta, gli aspetti psicologici con cui si vive la menopausa sono condizionati da variabili di tipo culturale, familiare e personale. In questo senso, sono da considerare fattori cruciali, per esempio, la presenza o meno di figli e il valore in termini di realizzazione ad essi attribuito nella vita di una donna. Può accadere che la generatività, per esempio, sia identificata solo ed esclusivamente nella capacità di avere figli. Chi non ne ha avuti finisce così per considerare l’impossibilità fisiologica di generarne come una perdita inelaborabile. Diventa, cioè, difficile, trovare soluzioni ‘alternative’ per vivere ed esplorare la propria generatività. E’ noto, per esempio, che Simone de Beauvoir la esprimeva scrivendo le sue opere letterarie. Ma ci sono anche donne che, in maniera più ‘modesta’ e soprattutto ‘diretta’, si occupano comunque dei giovani, magari con il ruolo, di insegnanti, di animatori o di guide. Altre fanno le volontarie in organizzazioni benefiche e altre ancora si dedicano alla cura degli animali.

Non solo. Può succedere anche che alla menopausa siano associate, proprio per questioni cronologiche, altre importanti perdite.

Per esempio, può trattarsi dei figli che ormai sono grandi e vanno a studiare fuori Genova o si costruiscono una propria vita altrove, lasciando il nido della famiglia di origine vuoto. Oppure della malattia o della morte dei genitori anziani. Sono tutti lutti che possono far emergere perdite passate non ancora del tutto superate. Elaborarli consente di recuperare energie, forze vitali che possono essere investite in progetti e iniziative da svolgere negli anni futuri, coltivando, per esempio, interessi e passioni che, per molti anni, complici gli impegni familiari, non sono neppure stati avvicinabili.

 

Una chance per riflettere

Verificandosi poco oltre la metà della vita e rappresentando comunque la chiusura di un ciclo e l’apertura di uno nuovo, è inevitabile che la menopausa sia anche un periodo di bilanci. Si tirano le somme di ciò che si è vissuto fino ad ora e si traggono delle conclusioni le cui valutazioni sono molto influenzate dall’umore del momento. Si prende in esame il proprio percorso professionale, per comprendere se è stato in linea o meno rispetto alle proprie aspettative. Si esprimono dei giudizi sul proprio modo di essere stati genitori, anche in funzione di cosa fanno e di come sono i propri figli: non è sempre facile accettare che arrivino a fare la propria vita, cioè scelte, di studio, di lavoro o di coppia che non sempre possono essere condivise. Si dà un peso alle scelte effettuate, mentre la vita di coppia, ammesso che ci sia, subisce un lungo processo che rischia di diventare fonte di amarezza e insoddisfazione. ‘Insomma, può accadere che la menopausa slatentizzi, cioè faccia emergere, problematiche e difficoltà fino ad ora rimaste inascoltate. E possa così sconfinare nella depressione. Non è un caso se molte delle sintomatologie psicoaffettive della menopausa possono essere assimilate alle manifestazioni della depressione’.

 

La crisi: un’occasione per crescere

In tal caso, la menopausa dovrebbe essere considerata, in maniera illuminata, come un momento di crisi con tutti i possibili benefici effetti che ne possono derivare. ‘La crisi non fa altro che sottolineare come i vecchi equilibri vacillino per l’esigenza di crearne dei nuovi. Cioè, per chi non se ne lascia abbattere, è una grossa chance di crescita’. Può essere, in altre parole, il momento opportuno per fermarsi un attimo a riflettere sulle esperienze compiute e per mettere un po’ di ordine nella propria vita. Si può per esempio constatare che ci sono state delle costanti. Nelle relazioni con i partner, magari, è possibile osservare che ci sono delle situazioni che si ripetono, senza rendersi conto di agire inconsapevolmente e in prima persona perché accadano, pur subendole pesantemente. Non accade perché siamo masochiste o autodistruttive. Bensì perché abbiamo la coartazione a tentare di padroneggiare illusoriamente le situazioni che consideriamo critiche. Il nostro intento, cioè, può essere quello di aver rivissuto più volte, nel corso della nostra vita, l’esperienza della perdita, del trauma o della frustrazione subita nel nostro lontano passato, con la fantasia non consapevole di riuscire a capovolgere la propria condizione di passività in una attiva. Ma si tratta di un tentativo destinato a fallire.

 

Il ricorso a uno psicoterapeuta: quando si rende necessario?

I sintomi di tipo psicoaffettivo che emergono nella menopausa, molto spesso, tendono a ridursi con il passare del tempo, man mano che si procede nel ‘normale’ processo di elaborazione delle perdite che la menopausa comporta. Nei casi in cui, tuttavia, la menopausa abbia contribuito a slatentizzare problematiche depressive preesistenti uscirne può diventare più complesso proprio perché è come se la mente non avesse gli enzimi per rendere ‘digeribili’ le perdite che si subiscono in questo periodo. In questi casi, per evitare pesanti cronicizzazioni che possono impedire di godersi gli anni futuri, come è auspicabile avvenga anche grazie ad una maggiore saggezza dovuta proprio alla riflessione sulle proprie esperienze di vita, può essere il caso di rivolgersi uno psicoterapeuta’. Il suo ruolo può essere aiutare a riprendere i processi che si sono ‘inceppati’ per ritrovare la propria creatività e sfruttare al meglio le proprie risorse.