Rabbia: riconoscerla ed esplorarla per andare oltre

Rabbia: riconoscerla ed esplorarla per andare oltre

Insieme al disgusto, alla gioia, alla tristezza e alla paura, la rabbia è considerata una delle 5 emozioni di base. Si manifesta con espressioni facciali – l’aggrottamento delle sopracciglia, il digrignare dei denti, etc. ‑ che scattano in automatico, sono difficilmente controllabili e uguali a qualunque latitudine, indipendentemente, dall’etnia e dall’età di chi le palesa. Comporta reazioni fisiologiche molto riconoscibili, come l’arrossamento del volto, l’aumento dei battiti cardiaci e della pressione arteriosa e ha spesso la prerogativa di produrre in chi la prova fantasie che possono arrivare ad essere anche molto distruttive, tanto da suscitare una buona dose di paura: chi non ha mai avuto la fantasia e il desiderio di ammazzare qualcuno? E chi, trovandosi anche a fantasticare con lucidità e concretezza estreme, non ha provato un grande stupore e anche terrore, scoprendo in sé pulsioni assassine ed estremamente sadiche che mai si sarebbe aspettato di avere?

A suscitare la rabbia, almeno in apparenza, sono quasi sempre situazioni esterne di fronte alle quali può capitare – ed è questo il punto - di scoprirsi esageratamente adirati, davvero troppo, rispetto alla causa contingente. In questi casi, chi è più riflessivo, può avere un sospetto più che fondato: in realtà si porta addosso e dentro una rabbia molto forte di cui ignora le origini perché affondano nell’inconscio. Emerge e si scatena alla prima occasione, un po’ come se fosse contenuta all’interno di un contenitore troppo pieno da cui tracima non appena se ne presenta l’occasione. E’ una rabbia molto antica che va accolta, compresa ed esplorata.

Spesso temuta e nascosta, la rabbia è una reazione subitanea a situazioni che fanno sentire chi la prova spaventato, deluso, frustrato, impotente, ignorato, non visto, insignificante, mortalmente addolorato. Si tratta di stati d’animo che, soprattutto le persone più fragili, non riescono a tollerare, motivo per cui, inconsapevolmente, come in automatico, scatta la rabbia che, portando con sé delle fantasie di distruzione, può far sentire più potenti e reattivi. Accade spesso, per esempio, soprattutto quando si ha a che fare con una separazione molto dolorosa, che il senso della perdita possa essere inconsapevolmente percepito come insostenibile e, per difendersene, si può arrivare a provare una rabbia davvero efferata, con un grande senso di vendetta. Basta osservare il modo in cui si comportano molte coppie in fase di separazione per constatarlo: la rabbia è talmente forte da portare i due ad utilizzare persino i figli per far male all’altro e vendicarsi dei torti subiti. Chi si trova nel ‘mulinello’ della rabbia, non solo ne è talmente accecato da non riuscire a proteggere i propri figli, ma non si rende neppure conto di quanto la rabbia gli impedisca davvero di separarsi e continui a tenerlo unito all’ex coniuge: l’unico modo per potersi separare davvero, non è provare rabbia, ma accertare di misurarsi con il dolore della perdita.

Se la rabbia non viene ‘smascherata’ e, quindi, non si elaborano i motivi profondi che la suscitano, in qualche modo si ‘sedimenta’ e va a riempire il contenitore a cui si è accennato sopra, riducendone considerevolmente la capienza. Viene da sé che chi si scopre eccessivamente arrabbiato, in realtà ha i suoi buoni motivi per esserlo: in qualche modo ciò che ha scatenato la sua rabbia di oggi presenta delle attinenze con le offese subite ieri di cui, al momento, non conserva memoria e si ‘limita’ a pagarne le conseguenze emotive.