Separazione coniugale: comunicarla ai propri figli

Separazione coniugale: comunicarla ai propri figli

Certo la separazione di papà e mamma è una notizia che nessun figlio, indipendentemente dall’età che ha, vorrebbe mai ricevere. Di per sé, il suo contenuto è molto traumatico, non fosse altro perché lo è pure per i genitori. Tuttavia è possibile ridurne l’impatto grazie a un comportamento adeguato, a cominciare da una chiara comunicazione delle proprie difficoltà di coppia per finire con l’imperativo di non screditare mai l’ex coniuge. Ecco quindi alcuni spunti su cui riflettere per evitare di commettere grossolani errori.

 

I figli colgono la tensione dei genitori, anche se papà e mamma fanno finta di niente. Anche a meno di tre anni, i bambini sono perfettamente in grado di capire se il rapporto fra papà e mamma sta andando a rotoli. Inutile, quindi, cercare di nasconderglielo. Non sortirà altro effetto se non quello di mettere a dura prova la loro fiducia in se stessi e nelle propria capacità di stare in contatto con le proprie emozioni e con quelle dell’altro. Meglio evitare, quindi, di nascondere loro la verità, soprattutto a fronte di specifiche domande che, peraltro, sono la prova inconfutabile della loro spiccata capacità intuitiva.

Ancora prima di maturare la scelta della separazione, può avere una funzione contenitiva e, come tale, rassicurante anche dire ai bambini che papà e mamma hanno delle difficoltà fra loro e che stanno pensando a come affrontarle, anche nel loro interesse.

 

Occorre tranquillizzarli sulla loro ‘estraneità’ al problema. Quando papà e mamma litigano, a maggior ragione quando si separano, i figli, anche per proteggersi, in qualche modo, da una scelta che non dipende da loro e nei confronti della quale si sentono completamente impotenti, tendono a colpevolizzarsi e a pensare di essere i responsabili del dissidio dei genitori. E’ pertanto consigliabile fare il possibile per non farli sentire parte in causa. Non dando loro false illusioni, per esempio, offrendogli delle occasioni per pensare che i loro atteggiamenti, comportamenti o desideri possano influire in qualche modo sulle scelte dei genitori o, ancora peggio, possano aver contribuito a determinarle. E’ un modo per sgravarli da pesantissime responsabilità.

 

Utilizzare tutte le attenzioni possibili per comunicare la separazione. Intanto si tratta di una comunicazione che va collocata in uno spazio e in un tempo specifici e dedicati. Per quanto riguarda lo spazio, dovrebbe trattarsi di un luogo protetto e riservato nel quale non si corre il rischio di intrusioni da parte di terzi, siano essi i nonni o gli amici. Per quanto riguarda il tempo, sarebbe opportuno scegliere un momento della giornata in cui non si è di fretta, in modo da poter effettuare la comunicazione con tranquillità e soprattutto da poter rispondere con calma alle eventuali domande dei propri figli.

A questo punto, i genitori dovrebbero informarli congiuntamente della decisione maturata, senza segreti e tabù, con un linguaggio adeguato alla loro età e a quello che sono in grado di comprendere. Il concetto da trasmettere è che si sta per dare loro una brutta notizia di cui ci si assume la responsabilità dicendolo espressamente. Questa brutta notizie è che papà e mamma si separano perché l’amore può finire, può succedere che non si vada più d’accordo e che, per il bene di entrambi, compresi i figli stessi, si ritiene sia opportuno scegliere di separarsi. L’aspetto su cui vanno rassicurati è che il bene che sia papà sia la mamma vogliono loro è indipendente da questa scelta e non può finire. Da questo punto di vista, quindi, la separazione per loro non cambierà nulla. Per quanto riguarda la loro quotidianità, cambieranno molti aspetti concreti che è il caso di specificare: avranno un posto in cui stare a casa di papà e uno a casa della mamma, trascorreranno tot giorni alla settimana in un posto e tot giorni in un altro, ma continueranno ad andare nella stessa scuola e dai nonni e a poter invitare i loro amici a casa come hanno sempre fatto.

 

Accogliere le reazioni dei propri figli. In risposta alla notizia della separazione, i figli possono avere reazioni diverse che vanno dal sollievo per aver ‘eliminato’ un fantasma che aleggiava da tempo in casa senza che nessuno osasse parlarne, a una apparente indifferenza, fino alla rabbia e al pianto che dovrebbero essere esplicitati e rispecchiati anche a parole. Se, quindi, piangono, va detto che in effetti può essere una cosa dolorosa e che dispiace molto anche a papà e mamma. Se, invece, sono arrabbiati, è bene aiutarli a esprimere i motivi della loro rabbia: vorrebbero che papà e mamma stessero ancora insieme, non gli va stare un po’ in una casa e un po’ in un’altra, papà e la mamma sono ‘cattivi’… Nei giorni successivi alla comunicazione, soprattutto se la reazione è stata quella di una apparente indifferenza, occorre fare ancora più attenzione. E’, infatti possibile che i bambini esprimano quello che sentono e che non sono stati in grado di formulare subito. Devono quindi essere liberi di poterne parlare quando desiderano.

 

Mantenere il proprio ruolo di adulti. Potrebbe essere una cosa scontata, ma non lo è affatto. Capita, infatti, che molti padri o molte madri, soprattutto nello sconfortante periodo immediatamente successivo alla separazione, parlino delle loro difficoltà, della loro rabbia con il coniuge e della propria tristezza con i figli, considerandoli come amici o comunque confidenti. Un conto è ammettere la propria tristezza. Un altro conto è scaricare su di loro emozioni di cui non devono farsi carico.

 

Concordare delle linee educative con l’ex coniuge. Se l’unione coniugale viene sciolta, non vuol dire che si è manlevati dalle proprie responsabilità educative le cui linee, proprio per questo, dovrebbero essere definite insieme all’ex coniuge e mantenute da entrambi i genitori. Se, per esempio, a casa di papà si cena alle 20.00 e papà fa del proprio meglio per rispettare questo orario e farlo rispettare ai figli, non ha senso che dalla mamma si ceni quando capita, magari guardando la tv e senza neppure sedersi a tavola. Lo stesso, sempre a titolo esemplificativo, per quello che si mangia: non va bene che dalla mamma si mangi la minestra, con tutti gli sforzi da parte della mamma, e dal papà sempre patate e wurstel oppure la nutella, cioè cibi proibiti dalla mamma. Queste situazioni, infatti, non solo disorientano i figli che hanno bisogno di regole – e di qualcuno che le faccia rispettare - per sentirsi contenuti. Contribuiscono anche a disconfermare l’altro genitore, un aspetto che impedisce loro di crescere con in maniera equilibrata e sapendo che possono fidarsi di entrambi i genitori.

 

Fare attenzione a come si comunica con i figli in relazione all’altro genitore. I bambini hanno bisogno di entrambi i genitori e che tutti e due, anche se non si amano più, si rispettino fra loro. Per un bambino, sentire che la mamma, magari quando parla con una amica, non ha nessuna stima nei confronti di papà, è ancora arrabbiata con lui e pensa che sia uno stupido, è deleterio poiché ostacola, per esempio, i suoi normali processi di identificazione. Ancora peggio sentirsi dire, in fase di rimprovero ‘sei come tua madre’ o ‘sei come tuo padre’, un modo attraverso il quale si riesce a screditare, con una sola frase, sia il figlio sia l’ex coniuge.