Psicoterapia: istruzioni per l'uso

Psicoterapia: istruzioni per l'uso

Spinti dall’urgenza e dal desiderio di stare meglio, quasi sempre, si sceglie di intraprendere un percorso di psicoterapia per necessità, senza porsi troppe domande. Così, quando si chiede alla persona giunta in consultazione se ha qualcosa da chiedere, cala il silenzio.

In realtà, ci sono cose che occorrerebbe sapere non solo per essere più consapevoli sul cammino da compiere, ma anche per capire che cosa aspettarsi. Ecco una rassegna delle più importanti, con le rispettive risposte.

 

Quali sono gli obiettivi di una terapia?

Stare meglio e cambiare. Chi si rivolge a un terapeuta, quasi sempre, è molto spaventato e lo fa perché nella sua vita è accaduto qualche cosa che ha determinato la rottura di un equilibrio oppure lo minaccia pesantemente. L’esigenza sarebbe quella di ripristinarlo esattamente come era prima. Molto spesso, però, non è più adeguato e occorre costruirne un altro, basato su nuovi criteri e soprattutto più solidi, con tutti i cambiamenti che ne derivano. In questo senso, la crisi può essere una opportunità, pur dolorosa, una tappa necessaria per aprire nuovi orizzonti ed essere un importante stimolo alla crescita che può orientarsi in diverse direzioni come, per esempio: una maggiore conoscenza di sé, della propria storia e soprattutto del proprio funzionamento mentale; l’uscita da schemi relazionali disfunzionali; l’attribuzione di nuovi significati a ciò che si è vissuto; la conquista della propria libertà rispetto alle esperienze passate; la comprensione dei propri sintomi e, a poco a poco, la loro eliminazione; il recupero di energie prima incagliate da poter investire nei propri progetti futuri e, più in generale, il miglioramento della qualità della pripria vita grazie a relazioni più ricche e ad una aumentata capacità di vivere le proprie emozioni.

 

Quanto dura una terapia?

E’ una domanda a cui non è possibile rispondere a priori, anche perché ciascuno ha esigenze e tempi diversi. Ci sono tuttavia persone che si spaventano e se ne vanno non appena si rendono conto che un terapeuta non ha ricette magiche da consigliare, non dà pacche sulla spalla e neppure offre consigli. Altre persone interrompono il loro percorso non appena i sintomi che accusavano si attenuano. Ci sono infine altre persone che, riconoscendo il valore e l’importanza dell’esperienza che stanno vivendo e dei cambiamenti migliorativi che apporta e può ancora apportare alla loro esistenza si appassionano al percorso, si sentono legate al terapeuta di cui si fidano e rimangono anche per anni, per conoscere il proprio funzionamento mentale sempre più in profondità.

 

Quali sono le tecniche di cui si avvale un terapeuta?

Dipende anche dal suo indirizzo, cioè dal paradigma teorico alla base della sua formazione. Un terapeuta sistemico relazionale, per esempio, utilizza soprattutto techiche di comunicazione come le domande circolari e la riformulazione dei contenuti espressi dal paziente. Un terapeuta ad indirizzo psicoanalitico, presterà molta attenzione ai sogni portati dal paziente, quelli che Freud ha definito nei termini della ‘via regia per l’accesso all’inconscio’. Utilizzerà poi le libere associazioni del paziente per comprendere come pensa, cosa sente e per aiutarlo a ricostruire i propri vissuti anche attraverso l’uso, quando necessario e quando possibile, del lettino nonché della ‘lettura’ di aspetti transferali, cioè del modo in cui il paziente si pone verso di lui e di quelli controtransferali, cioè delle emozioni, delle sensazioni, dei pensieri e delle immagini generati in presenza del paziente.

 

Il terapeuta dà consigli? Giudica?

Il terapeuta non dà consigli, ma aiuta una persona a comprendere meglio che cosa condiziona le sue scelte in modo da poter essere più libero di essere se stesso nell’effettuarle. Aiuta inoltre il paziente a individuare nuove e diverse chiavi di lettura delle situazioni che via via si presentano nella sua vita promuovendo la sua autonomia. Non è certo compito di un terapeuta giudicare, anche perché il giudizio è un modo per chiudere un discorso ed etichetta sterilmente persone o situazioni, impedendone la comprensione e le cause. In sintesi: non è terapeutico.

 

Perché sono così importanti i genitori nella storia di ciascuno?

I genitori contribuiscono in maniera consistente a determinare l’immagine che si ha di se stessi e costituiscono il primo modello relazionale di ciascuno non solo in rapporto agli altri (parter, amici, figli ect.), ma anche a se stessi, considerato che ciascuno si tratta come è stato trattato a sua volta. Viene da sé che anche la relazione esistente fra il padre e la madre condiziona, per imitazione o per opposizione, anche la relazione che si avrà con il proprio partner. Comprendere e analizzare i propri vissuti riguardo al tipo di rapporto avuto con i propri genitori e fra loro è quindi fondamentale per determinare il cambiamento sia in con se stessi sia con gli altri.

 

Come funziona la terapia di coppia e che obiettivi ha?

Ci sono persone che pensano che lo scopo della terapia di coppia sia quello di ‘salvare’ la relazione. In realtà, quando due persone vanno da un terapeuta è perché l’equilibrio che ha caratterizzato la loro rapporto si è rotto. Occorre quindi aiutare la coppia a comprendere su che cosa era basato e soprattutto se ci sono i termini e gli estremi per poterne costruire uno nuovo, su altri presupposti. In questo lavoro, si presta attenzione anche alla ricostruzione della storia delle rispettive famiglie di origine e delle aspettative di ciascuno dei due partner sulla coppia.

Nel caso la coppia dovesse sciogliersi, l’obiettivo del terapeuta è anche aiutare i partner a stemperare i motivi della loro rabbia, affinchè possano separarsi davvero, aiutarli a considerare la loro unione come esperienza da cui apprendere per non ripetere le stesse dinamiche fallimentari e fare in modo che i figli della coppia possano vivere la separazione con meno sofferenza.

 

Come scegliere un terapeuta?

Molte persone lo scelgono in base all’indirizzo, cioè all’approccio teorico che segue e con cui ‘legge’ la realtà dei suoi pazienti. Altre lo scelgono poiché qualcuno, per esempio il medico di base o un loro conoscente hanno fornito loro il nominativo di una persona di cui si fidano. Considerato che anche fra paziente e terapeuta si instaura una relazione molto profonda e occorre che fra le due persone ci sia un incontro autentico, il suggerimento può essere fare colloqui conoscitivi con terapeuti diversi per rivolgersi a quello verso il quale, ‘a pelle’ si sente di potersi fidare maggiormente. Ciò non significa cercare l’’amicone’, ma il professionista che si percepisce più ì’idoneo’ e ‘sicuro’ per accompagnare in un tragitto che porta alla scoperta di se stessi e delle proprie modalità relazionali.